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Pagina:Storia di Milano II.djvu/300

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286 STORIA DI MILANO

abbandonò il partito francese, e si collegò cogli Imperiali: solite incostanze degli avventurieri di que’ tempi. In benemerenza di che radunata in quelle parti gran copia di grano, lo spedì in soccorso della sua patria. Questo sussidio diede luogo ad Antonio de Leyva nel mese di maggio di conquistare Abbiategrasso, e di riacquistare Pavia presidiata, è vero, da’ Veneziani per Francesco Sforza, de’ quali il comandante era Giovanni da Campo Fregoso, ma quasi vuota d’abitatori. Era podestà e governatore di Pavia, scrive il Verri, Francesco Sfondrato, il quale poi per la sua virtù fu senatore, indi cardinale. Colà s’inoltrarono gl’Imperiali sotto il comando del conte Lodovico da Belgiojoso con alcune bandiere tedesche, ed il giorno 25 se ne impadronirono senza contrasto. Pavia, quantunque già esausta, non andò immune da un nuovo saccheggio. A tali rinforzi vi si aggiunse nel seguente mese di giugno l’altro più valido di Arrigo duca di Brunsvich, spedito da Carlo V in Italia con quattordici mila Tedeschi, affine di recarsi a Napoli onde impedire le rapide conquiste che colà facevano i Francesi guidati dal Lautrec; a far argine alle quali eravi pur giunto da Roma il principe d’Oranges coll’avanzo del suo esercito ridotto per la pestilenza a soli dodici mila combattenti. Il duca di Brunsvich pervenuto coll’esercito cesareo ai confini della Lombardia, espugnò Peschiera; e saccheggiati i territorj di Brescia e di Bergamo, ed entrato nel Milanese, venne eccitato dal Leyva a portarsi co’ suoi all’acquisto di Lodi, a cui il giorno venti di giugno diedero l’assalto; ma tanta fu l’attività e il valore di Gian Paolo fratello naturale del duca Francesco ivi opportunamente lasciato al presidio di quella città, che vennero gli aggressori rispinti, e costretti a