Pagina:Storia di Milano II.djvu/77

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era impadronito della Boemia, scacciandone Giorgio Podiebrad. Egli era stato in pellegrinaggio a San Giacomo di Galizia, e passava di ritorno a Milano. Galeazzo, che stipendiava cento cortigiani e cento camerieri, e pomposamente vestivagli, alloggiò l’ospite nel palazzo ducale colla magnificenza e profusione degna di lui. Mostrò a quel re il suo tesoro, valutato due milioni d’oro, oltre le gioie, le quali valevano circa un altro milione. Il re Mattia chiese un prestito dal duca: ed egli gli fe’ consegnare diecimila ducati, ossia zecchini. Dopo lautissimo ed onorevolissimo trattamento prese commiato il re; e poich’egli fu nell’Ungheria, si lusingò il duca ch’egli avrebbegli concesso di comprarvi dei cavalli. (1475) A tal fine spedì nell’Ungheria Bernardino Missaglia, suo famigliare, con molta somma di denaro. Il re fece imprigionare il Missaglia, e tolsegli i denari confidatigli dal duca; a stento finalmente gli permise di ritornarsene a Milano: così narra il Corio. (1476) La fama della casa Sforza era giunta a segno che persino il soldano d’Egitto spedì al duca ambasciatori; e questi vennero a Milano nell’ottobre del 1476, accolti, alloggiati, regalati splendidamente dal duca. Il duca Carlo di Borgogna tentava d’impadronirsi della Savoia. Nè alla Francia piaceva questo, nè al duca Galeazzo; una bellicosa e potente nazione vicina non conveniva; e Galeazzo aveva di più per moglie Bona, principessa di Savoia. Il