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276 libro quarto

potuto fare scoppiar la congiura. Di nuovo stabili­rono Federigo e lo Zucca, che dugento uomini d’arme giungerebbero celatamente alla Madonna di Campa­gna. Si farebbe un segnale di fuoco a S.ta Margarita. Uomini posti sul campanile della cattedrale dal Zucca, veduto quel segno, darebbero avviso ai congiurati di levar rumore. Con due carri s’abbarrerebbe la via di porta Palazzo.

Aragno, beccaio, con altri suoi pari, romperebbero la porta, e le genti Saluzzesi entrerebbero. S’uccide­rebbero poi e si ruberebbero quei cittadini che dispiacessero ai Zucca ed ai Sili, e la terra sarebbe del marchese di Monferrato.

Seguivano questi trattati nei primi giorni di set­tembre del 1334. Per due volte si recò Enrieto Zucca, con Pietro Silo, e con un frate de’ Biscotti in sulla mezza notte a Sta Maria di Campagna ad aspettar gli uomini d’arme, e non vennero: chè i ru­mori di Cuneo, e la presa di Villanova aveano stor­ nato i collegati dall’attendere la fatta promessa. Il prevosto furioso mandò Enrieto a Barge a Federigo a rappresentare che ornai erano pubbliche le trame, e che, se non veniva tosto, potea dirsi che l’avesse avviato per quella strada a solo fin di sgararlo. En­rieto trovò Federigo a Villanova, e gli fe’ l’ambasciata. Il Saluzzese si consigliò col marchese di Monferrato e col siniscalco del re Roberto, e poi rispose, allegando le cagioni per cui non avea potuto prima mandar gli