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Pagina:Storia di torino v1 cibrario 1846.djvu/285

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capo terzo 277

uomini d’arme promessi. Li manderebbe senza fallo il lunedì vegnente in sull’aurora. Andasse a Racconigi e ne informasse prete Giovanni de’ Sili, man­dandolo a Torino a ragguagliarne il prevosto. Enrieto andò a Racconigi, ma presso alla terra trovò la via impedita da una barriera. Scese da cavallo per le­varla, e fu arrestato da alcuni fanti, che lo condus­sero a Savigliano.1 Frattanto lunedì, 12 dicembre, in sull’aurora, comparvero presso le mura di Torino le genti d’armi nemiche. Tentò lo Zucca di levar rumore. Ma il vicario era provveduto, le porte ben custodite, i congiurati parte furono presi, parte si salvarono colla fuga. Fu tra questi ultimi il prevosto, che si salvò in Lombardia, e trovò protezione presso l’arcivescovo di Milano. Fatto poi canonico di No­vara, ebbe nella pace del 1344, facoltà di tornare a Torino cogli altri fuoruscili. Enrieto Zucca e gli altri presi, furono con varii e crudeli supplizi esterminati. Un Giovanni Mazzocco, nel 1342, fin da Pa­lermo, ove fu arrestato, venne tratto al patibolo a Torino.2 Così procede la giustizia umana. Ma per buona ventura il maggior numero fu di contumaci; ai quali, ed ai loro figliuoli e discendenti, secondo le leggi romane, furono non solo tolti i beni, ma eziandio tolta la capacità di disporre e d’acquistare, affinchè, dice la sentenza, rimangano in perpetua mi­ seria, e sempre dalla paterna infamia accompagnali, a niun onore pervengano,3 sieno infin tali che stimino