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libro primo, capo quinto 43

montani tra la Macra e il Varo, l’Apennino e il mare, seguitarono ad insorgere ed a combattere ostinata­mente, e misero spesso a dure prove la virtù romana.

I Romani continuarono a battersi ed a dedur co­lonie finché, sperperati parte de’ Liguri in luoghi lontani, debellato il rimanente, superate nelle gole dell’Alpi le genti feroci e riottose che impedivano il passo, trasferirono la guerra al di là dell’Alpi, e vinsero l’anno 122 sotto la condotta di Quinto Fabio Massimo gli Allobrogi e gli Alverni.

Poco più d’un secolo prima dell’era volgare una novella nazione germanica erasi levata contra Roma, quella de’ Cimbri. Vincitrice in Germania, era scesa nell’Elvezia, nella provincia Narbonese, nella Spagna; cacciata di Spagna, minacciò l’Italia e, discesa per le Alpi Noriche, s’incontrò in giugno dell’anno 101 prima di Gesù Cristo nella pianura Vercellese col­l’esercito de’ Romani comandato dal famoso Cajo Mario, console per la quinta volta, e furono i Cimbri pressoché totalmente esterminati.

Qual parte avessero in questi varii casi di guerra i Taurini, in quali schiere combattessero noi dice la storia, ma probabilmente continuarono ad esser fe­deli ausiliarii di Roma, parendomi che ne sia argo­mento lo stesso silenzio degli scrittori intorno ad una città che, dopo la gloriosa resistenza ad Annibale, non era nè poteva essere oscura.

La città de’ Taurini fu fatta colonia e chiamata