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66 libro primo

sua difesa, e Dio vi proteggerà; piangete le vostre colpe e pregate, e Torino non cadrà sotto le mani d’Attila ». Così diceva quasi profetizzando il santo Vescovo. Attila infatti non venne a Torino.3

Nel 488 Odoacre re dei Turcilingi e dei Rugi signoreggiava da tredici anni in Italia, quando Teo­dorico, principe dei Goti, otteneva da Zenone, impe­ratore d’Oriente, il permesso di conquistar per sè questa antica sede e centro dell’impero romano. Venuto con una sterminata moltitudine di genti (i barbari si moltiplicano agevolmente) vinse una prima volta Odoacre sulle rive del Lisonzo, poi altre volte in battaglie ordinate, finché strettolo lungamente d’assedio a Ravenna, l’ebbe a patti, e contra i patti l’uccise nel 493. Ma due anni prima, mentre ancor battagliavano, scese dall’Alpi re Gondebaldo co’ suoi Borgognoni, altri barbari che aveano occupata la provincia cui lasciarono il nome, la Francacontea, l’Elvezia, la Savoia. Da chi fosse chiamato dei due competitori non è nolo; forse da tutti e due; e pare che non potendo servirli ambedue, Gundebaldo pen­sasse a diservirli, poiché manomise da par suo queste contrade, le pose a ruba, e gran numero di genti condusse a piangere prigioniere sulle sponde dei Doubs e del Rodano.

Nel 494, rimasto Teodorico pacifico possessore dell’Italia, ebbe a sè S. Epifanio, vescovo di Pavia, e gli propose di recarsi a Gundebaldo e di trattar con