Pagina:Storia di torino v2 cibrario 1846.djvu/139

Da Wikisource.

capo primo 135

Sant’Antonio eleggeva il rettore, il quale veniva confermato dall’arcivescovo. Ma questi frati Antoniani poco fiorivano per merito di regolar osservanza, quando, per consiglio di S. Carlo Borromeo, il duca Carlo Emmanuele i deliberò nel 1608 di dar questa chiesa ai chierici regolari di San Paolo, chiamati volgarmente Barnabiti. Trattò co’padri di Sant’Antonio per aver la cessione della loro chiesa, e l’ottenne a condizione: che cessasse nella medesima l’antico titolo dei Ss. Antonio e Dalmazzo e si chiamasse unicamente San Dalmazzo, che si mantenessero le convenzioni fatte colla compagnia della Misericordia; che infine i padri di Sant’Antonio abitassero il palazzo di D. Amedeo di Savoia vicino a Sta Maria, fin che fosse compiuto il loro convento nel borgo di Po.

Niuna congregazione religiosa entrò in Torino con maggior solennità e maggior festa che quella dei Barnabiti. Carrozze di corte recaronsi a levare dodici padri a Vercelli, Asti e Casale. Sua Altezza coi principi suoi figliuoli, coi duchi di Mantova e di Nemours, con tre cardinali, col nunzio e cogli ambasciadori, co’ magistrati del Senato e della Camera andò ad incontrarli il 22 gennaio 1609 fino al borgo di Po, e li accompagnò a San Dalmazzo; onori che l’umiltà di que’ padri giudicò forse eccessivi, ma che fanno fede della pietà dei duca e del sommo concetto che aveasi delle virtù de’ Barnabiti