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capo settimo 735

giusta e tranquilla libertà coll’esercizio del potere, il ben essere materiale col sentimento d’onore e di amor patrio, come nelle monarchie temperate. Il bene pensava egli doversi pocurare per vie aperte, colla persuasione e non colla forza, perchè la verità è tal diva, che il suo culto più s’abbella e più cresce, quanto più è palese, ed ha per degna lampa il sole; e perchè ogni nazione ha un centinaio o un migliaio d’uomini, la cui opinione, quando sia ben ferma, e altamente professata, trae seco le opinioni di tutti, dico di quelli che sono in grado d’averne. E quel centinaio o migliaio di cittadini sa distinguere il vero bene dall’apparenza del bene, e quando l’opinione dei principali e più virtuosi e più esperti cittadini si presenti densa, uniforme, costante agli occhi dell’autorità, intorno ad un miglioramento da introdurre, ad un male da schivare, un governo che non sia cieco, non indugia troppo a dare a questa opinione la sanzione di legge. Quest’uomo sommo che io venero come padre, e che pel corso di quindici anni mi fu quasi quotidianamente amorevole guida e maestro, morì il 14 marzo del 1837; ma di lui rimane per conforto di tanta perdita e per onor delle lettere Italiane, il mio amico e collega conte Cesare Balbo.

Il palazzo de’ marchesi San Giorgio, rifatto dal conte Ignazio Alliaudi Baronis di Tavigliano che fu discepolo del Juvara, e recentemente ornato di’ facciala, è memorabile, come abbiam detto, perchè ivi