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Un movimento convulsivo contrasse un’istante il volto a mio zio.

“Che sia fatta la volontà, del Signore„ disse con sordo gemito....

Al tempo stesso un raggio di sole apparve fra le tende della finestra, e venne a risplendere come sorriso d’angelo in volto al fanciulletto, che destossi da un sonno agitato.

“Oh! papà mio, quanto soffro!„ disse con fioca voce a mio zio che sollevollo fra le braccia. Il suo respiro parve però più libero, e sollevando gli occhi al cielo, sorrise graziosamente.

La compagna de’ suoi trastulli traversava allora la stanza.

“Passy se ne parte, papà; non dovrò più dunque sollazarmi con Passy?1.

In questo momento, un grande cambiamento si operò sul suo viso. Volse lo sguardo al padre con occhi supplichevoli, sporgendo la mano, quasi implorando soccorso; poi, dopo un’agonia di qualche minuto, le grazie del suo avvenente aspetto, si confusero in un sorriso di pace. Mio zio lo depose sul letto e stette contemplando quell’angelico volto. Era troppo per l’energia morale, troppo per la forza fisica dell’infelice padre, che proruppe in gemiti e pianti.

La vegnente domenica, giorno dell’esequie, era un limpido mattino, l’aria profumata dall’olezzo de’ fiori. Lo zio Abele era camo anche lui, e più raccolto del consueto, ma la fisonomia era improntata da commovente e profonda tristezza.

  1. Passy equivale a Nina.