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Pagina:Stowe - Il fiore di maggio, 1853.djvu/151

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Parmi ancora vederlo, chino il volto sulla sua gran Bibbia durante le preci funerarie, fino al principio del salmo Signore! tu se’ nostro asilo per tutte le generazioni„.

Per fermo fu tocco al vivo dalla sublimità di questa melanconica poesia, poichè ristette dopo averne letto qualche strofa. Regnò allora un silenzio mortuario interrotto soltanto dal battito dell’orologio. Mio zio innalzò di nuovo la voce e volle proseguire, ma inutilmente. Chiuse il libro e s’inginocchiò a pregare. Ad onta del suo rispetto religioso e consueto per la divinità, la violenza del suo dolore appalesavasi dall’entusiasmo tristo e grave del suo linguaggio ch’io non dimenticherò giammai. Quel Dio tanto umilmente rispettato è temuto sembrava avvicinarsegli come un’amico, un consolatore, per esser sua forza, suo refugio e suo appoggio nell’ora della desolazione.

Poscia mio zio alzossi, e s’avanzò verso la bara ove riposava il fanciulletto. Ne scoperse il volto; già la morte vi aveva impresso il suo marchio, ma in pari tempo quanta attrattiva vi aveva aggiunto. Il fuoco della vita è ardente; ma quel candido aspetto brillava d’un raggio misterioso e trionfante che pareva l’aurora de’ celesti splendori.

Mio zio lo comtemplò a lungo con tenerezza. Sentiva al cuore più calmo ma non aveva parole ad esprimere i suoi sensi. Uscì di là senza pensiero e soffermossi sulla porta della casa. Il cielo di quel mattino era puro, e risuonavano per l’aere i concenti delle campane della chiesa. Gli angeletti ripetevano i loro cantici di gioja, e il gattino di Edoardo saltellava intorno alla