Pagina:Stowe - Il fiore di maggio, 1853.djvu/258

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LA ROSA.


PARTE PRIMA.




Alla finesta della sala là scorgi elevarsi dal picciol vaso verde posato su uno zoccolo d’ebano. Le foglie, d’una bianchezza sì pura, in cui si fonde con tanta armonia quella tinta deliziosa particolare alla sua specie e che somiglia assai ai fiocchi di neve; il calice così pieno, così perfetto, la testa ricurva come soccombesse al peso della sua esuberanza. Oh qual visto ne offre, questo atomo sorprendente della creazione! E quando mai l’uomo giungerà egli a produrre qualche cosa che rassomigli a questo fiore, in cui la vita sembra traspirare?

Ma un raggio di sole, penetrando attraverso le cortine d’una splendida sala ci ha rivelato qualche cosa ancor più bella della rosa. Assisa su di un canapè posto in un’angolo oscuro, riposa la rivale dello splendido fiore, una giovinetta! Pallida in volto; colla fronte, ove siede raggiante l’intelligenza, l’espressione del suo