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128 notte terza

serpendo la terra e distendendosi, nel giardino se n’andò. Nettata ed abbellita che fu la bambina nel chiaro bagno, ed involta nelli bianchissimi pannicelli, a poco a poco incominciò scoprirsi una collana d’oro sottilissimamente lavorata: la quale era sí bella e sí vaga, che tra carne e pelle non altrimenti traspareva di ciò che soglino fare le preziosissime cose fuori d’un finissimo cristallo. E tante volte le circondava il collo, quante la biscia circondato le aveva. La fanciulla, a cui per la bellezza Biancabella fu posto il nome, in tanta virtú e gentilezza cresceva, che non umana ma divina pareva.

Essendo giá Biancabella venuta alla etá di dieci anni, ed essendosi posta ad uno verone, ed avendo veduto il giardino di rose e vaghi fiori tutto pieno, si volse verso la balia che la custodiva, e le dimandò che cosa era quello che piú per lo adietro veduto non aveva. A cui risposo fu essere uno luogo della madre chiamato giardino, nel quale alle volte ne prende diporto. Disse la fanciulla: — La piú bella cosa io non vidi giamai, e volentieri dentro v’anderei. — La balia, presala a mano, nel giardino la menò: e separatasi alquanto da lei, sotto l’ombra d’un fronzuto faggio si puose a dormire, lasciando la fanciulla prendere piacere per lo giardino. Biancabella, tutta invaghita del dilettoso luogo, andava or quinci or quindi raccogliendo fiori: ed essendo omai stanca, all’ombra d’un albero si puose a sedere. Non s’era appena la fanciulla rassettata in terra, che sopragiunse una biscia, ed accostossi a lei. La quale Biancabella vedendo, molto si paventò: e volendo gridare, le disse la biscia: — Deh, taci, e non ti muovere, nè aver pavento: perciò che ti sono sorella, e teco in un medesimo giorno ed in uno stesso parto nacqui, e Samaritana per nome mi chiamo. E se tu sarai ubidiente a’ miei comandamenti, farotti beata; ma altrimenti facendo, verrai la piú infelice e piú scontenta donna che mai nel mondo si trovasse. Va adunque senza timore alcuno, e dimani fatti recare nel giardino duo vasi, de’ quai l’uno sia di puro latte pieno, e l’altro d’acqua rosata finissima; e poi tu sola senza compagnia alcuna a me te ne verrai. — Partita la biscia, levossi la fanciulla da sedere, ed