Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. I, 1927 – BEIC 1930099.djvu/138

Da Wikisource.
132 notte terza

che vedendo, l’empia e cruda matrigna paga e molta lieta rimase. E pensando la scelerata matrigna di mandar ad effetto il suo maligno proponimento, seminò per tutto il regno che le due figliuole erano morte: una di continova febbre, l’altra per una postema vicina al cuore ch’affocata l’aveva; e che Biancabella, per lo dolore della partita del re, disperso aveva un fanciullo, e sopragiunta le era una terzana febbre che molto la distruggeva, e che vi era piú tosto speranza di vita che temenza di morte. Ma la malvagia e rea femina in vece di Biancabella teneva nel letto del re una delle sue figliuole, fingendo lei esser Biancabella da febbre gravata. Ferrandino, che l’essercito del nimico aveva giá sconfitto e disperso, a casa si ritornava con glorioso trionfo; e credendosi ritrovare la sua diletta Biancabella tutta festevole e gioconda, la trovò che macra scolorita e disforme nel letto giaceva. Ed accostatosi bene a lei, e guatatala fiso nel volto, e vedutala sí distrutta, tutto stupefatto rimase: non potendosi in modo alcuno imaginare che ella Biancabella fusse; e fattala pettinare, invece di gemme e preziose gioie che dalle bionde chiome solevano cadere, uscivano grossissimi pedocchi che ogni ora la divoravano: e dalle mani, che ne uscivano rose ed odoriferi fiori, usciva una lordura e uno sucidume che stomacava chi le stava appresso. Ma la scelerata donna lo confortava, e gli diceva questa cosa avenire per la lunghezza della infermitá, che tali effetti produce.

La misera adunque Biancabella con le mani monche e cieca d’ambi gli occhi nel luoco solingo e fuor di mano soletta in tanta afflizione si stava, chiamando sempre e richiamando la sorella Samaritana che aiutare la dovesse; ma niuno vi era che le rispondesse se non la risonante eco, che per tutta l’aria si udiva. Mentre che la infelice donna dimorava in cotal passione, vedendosi al tutto priva di umano aiuto, ecco entrare nel bosco un uomo attempato molto, benigno di aspetto e compassionevole assai. Il quale, udita che ebbe la mesta e lamentevole voce, a quella con le orecchie accostatosi, e pian piano con i piedi avicinatosi, trovò la giovane