Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. I, 1927 – BEIC 1930099.djvu/139

Da Wikisource.

favola terza 133

cieca e monca delle mani che della sua dura sorte fieramente si ramaricava. Il buon vecchio, vedutala, non puote sofferire che tra bronchi, dumi e spini rimanesse; ma vinto da paterna compassione, a casa la condusse, ed alla moglie la raccomandò: imponendole strettissimamente che di lei cura avesse. E voltatosi a tre figliuole che tre lucidissime stelle parevano, caldamente le comandò che compagnia tenere le dovessino, carezzandola a tutt’ore e non lasciandole cosa veruna mancare. La moglie, che piú cruda era che pietosa, accesa di rabbiosa ira, contra il marito impetuosamente si volse, e disse: — Deh, marito, che volete voi che noi facciamo di questa femina cieca e monca, non giá per le sue virtú, ma per guidardone de’ suoi benemeriti? — A cui il vecchiarello con sdegno rispose: — Fa ciò che io ti dico; e se altrimenti farai, non mi aspettar a casa. —

Dimorando adunque la dolorosa Biancabella con la moglie e le tre figliuole, e ragionando con esso loro di varie cose, e pensando tra se stessa alla sua sciagura, pregò una delle figliuole che le piacesse pettinarla un poco. Il che intendendo, la madre molto si sdegnò; perciò che non voleva in guisa alcuna che la figliuola divenisse come sua servitrice. Ma la figliuola, piú che la madre pia, avendo a mente ciò che commesso le aveva il padre, e vedendo non so che uscire dall’aspetto di Biancabella che dimostrava segno di grandezza in lei, si scinse il grembiale di bucato che dinanzi teneva; e stesolo in terra, amorevolmente la pettinava. Nè appena cominciato aveva pettinarla, che delle bionde trezze scaturivano perle, rubini, diamanti ed altre preziose gioie. Il che vedendo, la madre, non senza temenza, tutta stupefatta rimase: e l’odio grande, che prima le portava, in vero amore converse. E ritornato il vecchiarello a casa, tutte corsero ad abbracciarlo: rallegrandosi molto con esso lui della sopragiunta ventura a tanta sua povertá. Biancabella si fece recare una secchia d’acqua fresca, e fecesi lavare il viso ed i monchi: dalli quali, tutti vedendo, rose, viole e fiori in abondanzia scaturivano. Il perchè non umana persona, anzi divina la reputorono tutti.