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134 notte terza


Avenne che Biancabella deliberò di ritornare al luogo dove fu giá dal vecchiarello trovata. Ma il vecchiarello, la moglie e le figliuole, vedendo l’utile grande che di lei n’apprendevano, l’accarezzavano: ed instantemente la pregavano che in modo alcuno partire non si dovesse, allegandole molte ragioni, acciò che rimovere la potessino. Ma ella, salda nel suo volere, volse al tutto partirsi, promettendoli tuttavia di ritornare. Il che sentendo, il vecchio senza indugio alcuno al luoco, dove trovata l’avea, la ritornò. Ed ella al vecchiarello impose che si partisse, e la sera ritornasse a lei, che ritornerebbe con esso lui a casa. Partitosi adunque il vecchiarello, la sventurata Biancabella cominciò andare per la selva, Samaritana chiamando: e le strida ed i lamenti andavano fino al cielo. Ma Samaritana, quantunque appresso le fusse, nè mai abbandonata l’avesse, rispondere non le voleva. La miserella, vedendosi spargere le parole al vento, disse: — Che debbo io piú fare al mondo, dopo che io sono priva degli occhi e delle mani, e mi manca finalmente ogni soccorso umano? — Ed accesa da uno furore che la tolleva fuor di speranza della sua salute, come disperata, si voleva uccidere. Ma non avendo altro modo di finir la sua vita, prese il camino verso l’acqua, che poco era lontana, per attuffarsi; e giunta in su la riva giá per entro gittarsi, udí una tonante voce che diceva: — Ahimè, non fare, nè voler di te stessa esser omicida! riserba la tua vita a miglior fine. — Allora Biancabella, per tal voce smarrita, quasi tutti i capelli addosso si sentí arricciare. Ma parendole conoscere la voce, preso alquanto di ardire, disse: — Chi sei tu che vai errando per questi luochi, e con voce dolce e pia ver me ti dimostri? — Io sono, — rispose la voce, — Samaritana tua sorella, la quale tanto instantemente chiami. — Il che udendo, Biancabella con voce da fervidi singolti interrotta le disse: — Ah! sorella mia, aiutami ti prego; e se io dal tuo consiglio scostata mi sono, perdono ti chiedo. Perciò che errai, ti confesso il fallo mio, ma l’error fu per ignoranza, non per malizia; che se per malizia stato il fusse, la divina provvidenza non l’arrebbe lungo tempo sustenuto. — Samaritana, udito il