Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. I, 1927 – BEIC 1930099.djvu/197

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favola quarta 191

sia e dove abita, almeno contentatemi di questo, che io un’altra fiata la vegga. — Bene volentieri, — rispose maestro Raimondo. Dimane verrete qua in chiesa; ed io farò sí che oggi la vedrete. — Ed andatosene a casa, maestro Raimondo disse alla moglie: — Genobbia, apparecchiati per domattina, che io voglio che tu vadi a messa nel domo; e se mai tu ti festi bella, e pomposamente vestisti, fa che dimane il facci. — Genobbia di ciò, come prima, stavasi maravigliosa. Ma per ciò che importava il comandamento del marito, ella fece tanto, quanto per lui imposto le fu. Venuto il giorno, Genobbia, riccamente vestita e vie piú del solito ornata, in chiesa se n’andò. E non stette molto, che Nerino venne; il quale, veggendola bellissima, tanto del lei amore se infiammò, quanto mai uomo di donna facesse. Ed essendo giunto maestro Raimondo, Nerino lo pregò che egli dir li dovesse, chi era costei che sí bella a gli occhi suoi pareva. Ma fingendo maestro Raimondo di aver pressa per rispetto delle pratiche sue, nulla allora dir gli volse; ma lasciato il giovane cuocersi nel suo unto, lietamente si partí. Laonde Nerino, alquanto d’ira acceso per lo poco conto che maestro Raimondo aveva mostrato farsi di lui, tra se stesso disse: — Tu non vuoi che io sappi chi ella sia e dove abiti; ed io lo saprò a tuo mal grado. — Ed uscito dalla chiesa, tanto aspettò, che la bella donna ancor uscí della chiesa fuori; e fattale riverenza, con modesto modo e volto allegro sino a casa l’accompagnò. Avendo adunque Nerino chiaramente compresa la casa dove ella abitava, cominciò vagheggiarla; nè sarebbe passato un giorno, ch’egli non fusse dieci volte passato dinanzi la casa sua. E desiderando di parlar con lei, andava imaginando che via egli potesse tenere per la quale l’onor della donna rimanesse salvo, ed egli attenesse l’intento suo. Ed avendo pensato e ripensato, nè trovando alcun remedio che salutifero li fusse, pur tanto fantasticò, che gli venne fatto di aver l’amicizia d’una vecchiarella, la quale aveva la sua casa all’incontro di quella di Genobbia. E fattile certi presentuzzi, e confermata la stretta amicizia, secretamente se ne andava in