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favola prima | 183 |
FAVOLA I.
Florio, geloso della propria moglie, astutamente vien ingannato da lei; e risanato da tanta infermità, lietamente con la moglie vive.
Piú e piú volte, amorevoli e graziose donne, ho udito dire, non valer scienza nè arte alcuna contra astuzia delle donne, e questo procede perchè elle non dalla trita e secca terra sono prodotte, ma dalla costa del padre nostro Adamo; e cosí sono di carne e non di terra, ancor che i loro corpi al fine in cenere si riducano. Laonde, dovendo io dar principio a’ nostri festevoli ragionamenti, determinai di raccontarvi una novella che intervenne ad un geloso; il quale quantunque savio fusse, fu nondimeno dalla moglie ingannato, e in breve tempo di pazzo, savio divenne.
In Ravenna, antiquissima città della Romagna, copiosa di uomini famosi, e massimamente in medicina, trovavasi nei passati tempi, un uomo di assai nobil famiglia, ricco ed eccellentissimo, il cui nome era Florio. Costui, essendo giovane e ben voluto da tutti, parte perchè era grazioso, parte ancora perchè era peritissimo nell’arte sua, prese per moglie una leggiadra e bellissima giovane, Doratea per nome chiamata. E per la bellezza di lei fu da tanto timore e paura assalito che altri non contaminassero il letto suo matrimoniale, che non apparea buco nè fissura alcuna in tutta la casa, che fosse molto bene con calcina otturata e chiusa, e furono poste a tutte le finestre gelosie di ferro. Appresso questo, non permetteva che alcuno, per stretto parente che gli fusse, o congiuntoli per affinità o per amicizia, entrasse nella casa sua. Il miserello sforzavasi con ogni studio e vigilanzia di rimovere tutte le cause che macchiar potessero la purità della sua moglie, e farla declinare della fede verso di lui. E avenga che, secondo