Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. II, 1927 – BEIC 1930632.djvu/200

Da Wikisource.
194 notte duodecima

sacerdoti, vescovi, presidenti, oratori e prelati furono venuti in senato, sedendo il pontefice nel suo tribunale, fatti portar nel suo conspetto i duo vasi predetti, fece venir a se Gerolomo sopradetto, e disse tai parole: — Carissimi ed amatissimi figliuoli, costui sopra tutti gli altri è stato fedele cerca i comandamenti miei, e talmente si ha portato fin da’ primi anni, che non si potria dir di piú; e acciò che ei conseguisca il premio del suo ben servire, e che piú presto l’abbia a dolersi della sua fortuna che della mia ingratitudine, gli darò elezione di questi duo vasi, e sia l’arbitrio suo di prendere e goder quello che egli se eleggerà. — Ma quello infelice e sfortunato, pensando e ripensando or l’uno or l’altro vaso, elesse per sua disgrazia quello ch’era pieno di metallo. E scoprendo l’altro vaso, veggendo esso Gerolomo il gran tesoro di gioie che teneva rinchiuso, come sono smeraldi e zafiri, diamanti, rubini, topazij e altre sorti di pietre preziose, rimase tutto attonito e mezzo morto. Il pontefice, poi che lo vidde star di mala voglia e tutto addolorato, lo esortò a confessarsi, dicendo ciò esser avenuto per suoi peccati non confessi; de’ quali fatta l’assoluzione, gli diede in penitenza che per uno anno ogni giorno dovesse a certa ora determinata venire in senato quando si trattavano gli segreti de’ re e signori a dirgli nelle orecchi un’ave Maria: nel qual luogo a niuno era lecito d’entrare. Comandò che alla venuta di lui subito li fussero aperte tutte le porte, e dato libero adito di venire a lui con tanto onore, quanto dir si potrebbe. Laonde esso Gerolomo, senza pur dir una parola, con gran onorificenzia, o piú tosto con gran prosonzione, andava al pontefice, e ascendendo il seggio pontificale, faceva la penitenza a sè ingiunta. Il che fatto, tornava fuori. I circonstanti molto si maravigliavano di questa cosa, e gli oratori scrivevano a’ suoi prencipi, che Gerolomo era il pontefice e trattavasi ogni cosa in senato a volontà sua. Per il che raccoglieva di gran danari, e da’ prencipi cristiani vi erano mandati tanti e tanti doni, che in poco tempo divenne molto ricco, di modo che appena si trovava in Italia un piú ricco di lui; e cosí passato