Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. II, 1927 – BEIC 1930632.djvu/46

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40 notte settima

sè, rispose: — Ben è vero che una veste simile mi mancò, nè mai di quella si puote aver nuova. — Sapiate, — disse Isabella, — questa esser la propria veste che all’ora vi mancò. Indi posta la mano in seno, trasse fuora il ricco monile, e disse: — Conoscete voi ancora questo monile? — A cui contradire non potendo il marito, di conoscerlo rispose: soggiongendo, quello con la veste esserli stato allora involato. — Ma acciò che voi, — disse Isabella, — conosciate la fedeltà mia, vogliovi apertamente dimostrare che scioccamente voi vi sfidate di me. — E fattosi recare il fanciullo, che la balia nelle braccia teneva, e spogliatolo di suoi bianchissimi pannicelli, disse: — Ortodosio, conoscete voi questo bambino? — e mostròli il piede manco che del dito minore mancava: vero indizio e intiero testimonio della materna fede, perciò che ad Ortodosio altresí tal dito naturalmente mancava. Il che Ortodosio vedendo, sí fattamente s’ammutí, che non seppe, nè puote contradire; ma preso il fanciullo nelle braccia, lo basciò, e per figliuolo lo ricevette. Allora Isabella prese maggior ardire, e disse: — Sapiate, Ortodosio mio diletto, che i digiuni, le orazioni e gli altri beni ch’io feci per sentir novelle di voi, mi hanno fatto ottenere quello che sentirete. Io, stando una mattina nel sacro tempio dell’Annunciata in ginocchioni pregandola che intendesse di voi nuova, fui essaudita. Imperciò che da un angelo in Fiandra io fui invisibilmente portata, e appresso voi nel letto mi coricò; e tante furon le carezze che in quella notte mi feste, che di voi gravida rimasi. E nella seguente notte con le robbe a voi mostrate a Firenze nella propria casa mi ritrovai. — Ortodosio e i fratelli, veduti ch’ebbero gli evidentissimi segni e udite le parole che Isabella fedelmente raccontava, insieme l’un con l’altro s’abbracciarono e basciarono, e con amore maggiore che prima la loro parentela stabilirono. Dopo passati alcuni giorni, Ortodosio in Fiandra ritornò, dove onorevolmente maritò Argentina; e caricate le sue merci sopra una grossa nave, ritornò a Firenze, dove con Isabella e col fanciullo in lieta e tranquilla pace lungo tempo visse. —