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FAVOLA III.


Biancabella, figliuola di Lamberico Marchese di Monferrato, viene mandata dalla matrigna di Ferrandino, re di Napoli, ad uccidere. Ma gli servi le troncano le mani e le cavano gli occhi; e per una biscia viene reintegrata, e a Ferrandino lieta ritorna.


È cosa laudevole e necessaria molto che la donna, di qualunque stato e condizione esser si voglia, nelle sue operazioni usi prudenza: senza la quale niuna cosa ben si governa. E se una matrigna, della quale ora raccontarvi intendo, con modestia usata l’avesse, forse, altrui credendosi uccidere, non sarebbe stata per divino giudicio uccisa d’altrui, sì come ora intenderete.

Regnava, già gran tempo fa, in Monferrato un Marchese potente di stato e di ricchezze, ma de figliuoli privo: e Lamberico per nome si chiamava. Essendo egli desideroso molto di avergliene, la grazia da Iddio gli era denegata. Avenne un giorno che, essendo la Marchesana in uno suo giardino per diporto, vinta dal sonno, a’ piedi d’uno albero s’addormentò; e così soavemente dormendo, venne una biscia piccioletta: ed accostatesi a lei, ed andatasene sotto i panni suoi, senza che ella sentisse cosa alcuna, nella natura entrò: e sottilissimamente ascendendo, nel ventre della donna si puose, ivi chetamente dimorando. Non stette molto tempo che la Marchesana, con non picciolo piacere ed allegrezza di tutta la città, s’ingravidò: e giunta al termine del parto, parturì una fanciulla con una biscia che tre volte l’avinchiava il collo. Il che vedendo, le comari che l’allevavano si paventarono