Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/187

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molto. Ma la biscia senza offesa alcuna dal collo della bambina disnodandosi, e serpendo la terra e distendendosi, nel giardino se n’andò. Nettata ed abbellita che fu la bambina nel chiaro bagno, ed involta nelli bianchissimi pannicelli, a poco a poco incominciò scoprirsi una collana d’oro sottilissimamente lavorata: la quale era sì bella e sì vaga, che tra carne e pelle non altrimenti traspareva di ciò che soglino fare le preziosissime cose fuori d’un finissimo cristallo. E tante volte le circondava il collo, quante la biscia circondato le aveva. La fanciulla, a cui per la bellezza Biancabella fu posto il nome, in tanta virtù e gentilezza cresceva, che non umana ma divina pareva. Essendo già Biancabella venuta alla età di dieci anni, ed essendosi posta ad uno verone, ed avendo veduto il giardino di rose e vaghi fiori tutto pieno, si volse verso la balia che la custodiva, e le dimandò che cosa era quello che più per lo adietro veduto non aveva. A cui risposo fu essere uno luogo della madre chiamato giardino, nel quale alle volte ne prende diporto. Disse la fanciulla: La più bella cosa io non vidi giamai, e volentieri dentro v’anderei. La balia, presala a mano, nel giardino la menò: e separatasi alquanto da lei, sotto l’ombra d’un fronzuto faggio si puose a dormire, lasciando la fanciulla prendere piacere per lo giardino. Biancabella, tutta invaghita del dilettoso luogo, andava or quinci or quindi raccogliendo fiori: ed essendo omai stanca, all’ombra d’un albero si puose a sedere. Non s’era appena la fanciulla rassettata in terra, che sopragiunse una biscia, ed accostossi a lei. La quale Biancabella vedendo, molto si paventò: e volendo gridare, le disse la biscia: Deh, taci, e non ti muovere, nè aver pavento: perciò che ti sono sorella, e teco in un medesimo giorno ed in