Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/192

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gliuole erano morte: una di continova febbre, l’altra per una postema vicina al cuore ch’affocata l’aveva; e che Biancabella, per lo dolore della partita del Re, disperso aveva un fanciullo, e sopragiunta le era una terzana febbre che molto la distruggeva, e che vi era più tosto speranza di vita che temenza di morte. Ma la malvagia e rea femina in vece di Biancabella teneva nel letto del Re una delle sue figliuole, fingendo lei esser Biancabella da febbre gravata. Ferrandino, che l’essercito del nimico aveva già sconfitto e disperso, a casa si ritornava con glorioso trionfo; e credendosi ritrovare la sua diletta Biancabella tutta festevole e gioconda, la trovò che macra scolorita e disforme nel letto giaceva. Ed accostatosi bene a lei, e guatatala fiso nel volto, e vedutala sì distrutta, tutto stupefatto rimase: non potendosi in modo alcuno imaginare che ella Biancabella fusse; e fattala pettinare, invece di gemme e preziose gioie che dalle bionde chiome solevano cadere, uscivano grossissimi pedocchi che ogni ora la divoravano: e dalle mani, che ne uscivano rose ed odoriferi fiori, usciva una lordura e uno sucidume che stomacava chi le stava appresso. Ma la scelerata donna lo confortava, e gli diceva questa cosa avenire per la lunghezza della infermità, che tali effetti produce. La misera adunque Biancabella con le mani monche e cieca d’ambi gli occhi nel luoco solingo e fuor di mano soletta in tanta afflizione si stava, chiamando sempre e richiamando la sorella Samaritana che aiutare la dovesse; ma niuno vi era che le rispondesse se non la risonante eco, che per tutta l’aria si udiva. Mentre che la infelice donna dimorava in cotal passione, vedendosi al tutto priva di umano aiuto, ecco entrare nel bosco un uomo attempato molto, benigno di aspetto