Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/193

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e compassionevole assai. Il quale, udita che ebbe la mesta e lamentevole voce, a quella con le orecchie accostatosi, e pian piano con i piedi avicinatosi, trovò la giovane cieca e monca delle mani che della sua dura sorte fieramente si ramaricava. Il buon vecchio, vedutala, non puote sofferire che tra bronchi, dumi e spini rimanesse; ma vinto da paterna compassione, a casa la condusse, ed alla moglie la raccomandò: imponendole strettissimamente che di lei cura avesse. E voltatosi a tre figliuole che tre lucidissime stelle parevano, caldamente le comandò che compagnia tenere le dovessino, carezzandola a tutt’ore e non lasciandole cosa veruna mancare. La moglie, che più cruda era che pietosa, accesa di rabbiosa ira, contra il marito impetuosamente si volse, e disse: Deh, marito, che volete voi che noi facciamo di questa femina cieca e monca, non già per le sue virtù, ma per guidardone de’ suoi benemeriti? A cui il vecchiarello con sdegno rispose: Fa ciò che io ti dico; e se altrimenti farai, non mi aspettar a casa. Dimorando adunque la dolorosa Biancabella con la moglie e le tre figliuole, e ragionando con esso loro di varie cose, e pensando tra se stessa alla sua sciagura, pregò una delle figliuole che le piacesse pettinarla un poco. Il che intendendo, la madre molto si sdegnò; perciò che non voleva in guisa alcuna che la figliuola divenisse come sua servitrice. Ma la figliuola, più che la madre pia, avendo a mente ciò che commesso le aveva il padre, e vedendo non so che uscire dall’aspetto di Biancabella che dimostrava segno di grandezza in lei, si scinse il grembiale di bucato che dinanzi teneva; e stesolo in terra, amorevolmente la pettinava. Nè appena cominciato aveva pettinarla, che delle bionde trezze scaturivano perle, rubini, diamanti ed altre