Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/203

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patteggiorono, che ’l giovane Fortunio, che allora eravi sopragiunto, dovesse la loro lite difinire, dando a ciascuno di loro la parte che li paresse più convenevole. E così tutta tre rimasero contenti: promettendo l’uno all’altro d’acquetarsi ed in maniera alcuna non contravenire alla difinitiva sentenza, quantunque ella fusse ingiusta. Fortunio, preso volentieri l’assunto, e con ogni maturità considerata la loro condizione, in tal guisa la preda divise. Al lupo, come animal vorace e addentato molto, in guidardone della durata fatica assignó tutte l’ossa con la macilente carne. All’aquila, uccello rapace e di denti privo, per rimunerazione sua in cibo offerse le interiora co ’l grasso che la carne e l’ossa circonda. Alla granifera e sollecita formica, per esser manchevole di quella potenza ch’al lupo ed all’aquila è dalla natura concessa, per premio della sostenuta fatica le tenere cervella concesse. Del grave e ben fondato giudizio ciascuno di loro rimase contento; e di tanta cortesia, quanta ei usata gli aveva, come meglio puotero e seppero il ringraziorono assai. E perciò che la ingratitudine tra gli altri vizii è sommamente biasmevole, tutta tre concordi volsero che ’l giovane non si partisse, se prima da ciascun di loro non era per lo ricevuto servigio ottimamente guidardonato. Il lupo adunque in riconoscimento del passato giudicio disse: Fratello, io ti do questa virtù, che ogni volta che ’l tuo desiderio sarà di divenire lupo, e dirai: fuss’io lupo, incontanente di uomo in lupo tu ti trasformerai, ritornando però a tuo bel grado nella tua forma prima. Ed in tal maniera fu altresì dall’aquila e dalla formica beneficiato. Fortunio, tutto allegro per lo ricevuto dono, rendute prima quelle grazie ch’ei seppe e puote, chiese da loro commiato, e si partì; e tanto