Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/202

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garlo. Fortunio per le parole d’Alchia suspicò, anzi tenne per certo che egli suo figliuolo legittimo non fusse; pur più volte assaggiare la volse s’egli era suo vero figliuolo, e di saperlo al tutto deliberò. Onde Alchia, vedendo l’ostinato volere di Fortunio, e non potendo da tal importunità rimoverlo, gli confermò lui non esser suo vero figliuolo, ma nudrito in casa per amor d’Iddio e per alleviamento de’ peccati suoi e del marito. Queste parole al giovane furono tante coltellate al cuore, e li crebbero doglia sopra doglia. Ora essendo senza misura dolente, nè sofferendogli il cuore sè medesimo con alcuna violenza uccidere, determinò di uscire al tutto di casa di Bernio, ed errando per lo mondo tentare se la fortuna ad alcun tempo li fusse favorevole. Alchia, veduta la volontà di Fortunio ogni ora più pronta, nè vedendo modo nè via di poterlo rimovere dal suo duro proponimento, tutta accesa d’ira e di sdegno, dielli la maledizione, pregando Iddio che se gli avenisse per alcun tempo di cavalcare il mare, ei fusse dalla Sirena non altrimenti inghiottito che sono le navi dalle procellose e gonfiate onde marine. Fortunio, dall’impetuoso vento del sdegno e dal furor dell’ira tutto spinto, nè intesa la maledizione materna, senza altro congedo prendere dai parenti, si partì, ed indrizzò verso ponente il suo cammino. Passando adunque Fortunio or stagni or valli or monti ed altri alpestri e salvatici luoghi, finalmente una mattina tra sesta e nona giunse ad uno folto ed inviluppato bosco; e dentro entratovi, trovò il lupo l’aquila e la formica, che per la cacciagione di già un preso cervo fuor di modo si rimbeccavano, ed in partirlo in maniera alcuna convenire non si potevano. Stando adunque i tre animali in questo duro contrasto, nè volendo l’uno ceder a l’altro, al fine in tal guisa