Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/257

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A cui rispose Fluvio: Non per altra cagione, signore, ci siamo restati di venire, se non per le diverse occupazioni che ci hanno intertenuti. Disse il re: Nel giorno sequente vi aspettiamo; e fate sì che in maniera alcuna non ne mancate. A cui rispose Acquirino che, potendosi da certi suoi negozi sviluppare, molto volontieri vi verrebbono. Ritornato al palazzo, il re disse alla madre che ancor veduti aveva i giovanetti, e che li stavano fitti nel cuore, pensando sempre a quelli che Chiaretta promessi gli aveva; e che non poteva con l’animo riposare, fino a tanto che non venissero a desinare con esso lui. La madre del re, udendo tai parole, si trovò in maggior travaglio che prima, dubitando forte che scoperta non fusse. E così dogliosa ed affannata, mandò per la comare, e dissele: Io mi credevo, comare mia, che i fanciulli oggimai fussero spenti e che di loro non si sentisse novella alcuna; ma ei vivono, e noi ci stiamo in pericolo di morte. Provedete adunque a i casi nostri, altrimenti noi tutte periremo. Rispose la comare: Alta madama, state di buon animo, e non vi perturbate; perch’io farò sì, che di me voi vi loderete, e di loro novella alcuna più non sentirete. E tutta indignata e di furor piena, si partì, ed andossene alla fanciulla; e datole il buon giorno, l’addimandò se ’l pomo che canta avuto aveva. A cui rispose la fanciulla che sì. Allora l’astuta e sagace comare disse: Pensa, figliuola mia, di non aver cosa veruna, se non hai anche una cosa vie più bella e più leggiadra che le due prime. — E che è cotesta cosa, madre mia, così leggiadra e bella, che voi mi dite? disse la giovane. A cui la vecchia rispose: L’ugel bel verde, figliuola mia; il quale dì e notte ragiona, e dice cose maravigliose. Se tu lo avesti in tua balìa, felice e