Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/258

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beata ti potresti chiamare. E dette queste parole, si partì. Non furono sì tosto i fratelli a casa venuti, che Serena gli affrontò, e pregolli che una sol grazia non le negassino. Ed addimandatala che grazia era quella che ella voleva, rispose: L’ugel bel verde. Fluvio, il quale era stato al contrasto della velenosa fiera e che di tal pericolo si ricordava, a pieno le ricusava di voler andare. Ma Acquirino, quantunque più volte ancora egli ricusato gli avesse, pur finalmente mosso dalla fraternevole pietà e dalle abondevoli e calde lagrime che Serena spargeva, unitamente deliberorono di contentarla; e montati a cavallo, più giornate cavalcarono, e finalmente giunsero ad un fiorito e verdeggiante prato: in mezzo del quale era un’altissima e ben fronzuta arbore, circondata da varie figure marmoree che vive parevano: ed ivi appresso scorreva un ruscelletto che tutto il prato rigava. E sopra di questo albero l’ugel bel verde saltando di ramo in ramo si trastullava, proferendo parole che non umane, ma divine parevano. Smontati i giovani de gli loro palafreni, e lasciatili a suo bel grado pascersi nel prato, s’accostorono alle figure di marmo; le quali subito che i giovani toccorono, statue di marmo ancora elli divennero. A Serena, che molti mesi aveva con desiderio aspettati Fluvio ed Acquirino, suoi diletti fratelli, parve di averli omai perduti, e non vi esser più speranza di rivedergli. Onde stando ella in tale ramaricamento, e l’infelice morte de’ fratelli piangendo, determinò tra se stessa di provare sua ventura; ed ascesa sopra un gagliardo cavallo, in viaggio si pose: e tanto cavalcò, che aggiunse al luogo dove l’ugel bel verde sopra un ramo d’un fronzuto albero dolcemente parlando dimorava. Ed entrata nel verde prato, subito conobbe i palafreni delli fratelli che di