Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/259

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erbuzze si pascevano; e girando gli occhi or quinci or quindi, vide li fratelli conversi in due statue che la loro effigie tenevano: di che tutta stupefatta rimase. E scesa giù del cavallo ed avicinatasi a l’albero, stese la mano, ed a l’ugel bel verde puose le mani adosso. Il quale, poi che di libertà privo si vide, di grazia le dimandò che lo lasciasse andare e non tenerlo, che a tempo e luogo di lei si ricorderebbe. A cui Serena rispuose, non volerle in modo alcuno compiacere, se prima gli suoi fratelli al suo primo esser restituti non erano. Allora disse lo ugello: Guatami sotto l’ala sinistra, e troverai una penna assai più dell’altre verde, con certi segni gialli per dentro; prendila, e vattene alle statue, e con la penna toccavi gli occhi; che, tantosto che tocchi gli arrai, nel primo stato ch’erano i fratelli ritorneranno vivi. La giovane, alzatagli l’ala sinistra, trovò la penna come l’uccello detto le aveva; ed andatasene alle figure di marmo, quelle ad una ad una con la penna toccò: e subito di statue uomini divennero. Veduti adunque nella pristina forma i fratelli ritornati, con somma allegrezza gli abbracciò e basciò. Avendo allora Serena avuto lo desiderato intento suo, da capo l’ugel bel verde pregò la donna di grazia che lo lasciasse in libertà: promettendole che, se tal dono li concedeva, di giovarle molto, se in alcun tempo si trovasse aver bisogno del suo soccorso. Serena, non contenta di questo, rispose che mai lo liberarebbe, fino a tanto che non trovassino, chi è il padre e la madre loro: e che tal carico dovesse pazientemente sopportare. Era già nasciuta una gran discordia tra loro per lo avuto augello; ma dopo molti combattimenti, di commune consenso fu lasciato appresso la donna: la quale con non picciola solecitudine lo custodiva