Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/293

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piate che nel mio ostello ora si trova un vago ed errante cavaliere, il quale per nome Guerrino si chiama; e confavolando io con gli serventi suoi di molte cose, mi dissero tra le altre, come il loro patrone era uomo famoso in prodezza, e valente con le arme in mano, e che a’ giorni nostri non si trovava un altro che fusse pare a lui, e più e più volte si aveva vantato di esser sì potente e forte, che atterrerebbe il cavallo salvatico che nel territorio vostro è di tanto danno cagione. Il che intendendo, Zifroi Re immantinente comandò che a sè lo facesse venire. L’oste, ubidientissimo al suo Signore, ritornò al suo ostello e disse a Guerrino che solo al Re dovesse andare, perciò che egli seco desiderava parlare. Guerrino questo intendendo, alla presenza del Re si appresentò; e fattagli la convenevole riverenza, gli addimandò qual era la causa che egli dimandato lo aveva. A cui Zifroi Re disse: Guerrino, la cagione che mi ha costretto farti qui venire, è che io ho inteso che sei valoroso cavaliere, nè hai un altro pare al mondo, e più volte hai detto la tua fortezza esser tale, che senza offensione tua e di altrui domaresti il cavallo che così miserabilmente distrugge e dissipa il regno mio. Se ti dà il cuore de prendere tal gloriosa impresa, qual’è questa, e vincerlo, io ti prometto sopra questa testa di farti un dono, che per tutto il tempo della vita tua rimarrai contento. Guerrino, intesa l’alta proposta del Re, molto si maravigliò: negando tutttavia aver mai dette cotali parole che gli erano imposte. Il Re della risposta di Guerrino molto si turbò; e adirato alquanto, disse: Voglio, Guerrino, che al tutto prendi questa impresa; e se tu sarai contrario al voler mio, pensa di rimaner privo di vita. Partitosi Guerrino dal Re e ritornato all’ostello, molto addolorato si stava, nè ardiva la pas-