Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/43

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suo stato reggesse. Questo detto e datali la benedizione, rivolse la faccia al pariete, e per spazio di un quarto d’ora spirò. Morto adunque Rainaldo e rimaso Salardo erede universale, vedendo che egli era giovane, ricco e di alto legnaggio, in luogo di pensare all’ anima del vecchio padre ed alla moltitudine de’ maneggi che come a nuovo possessore de’ paterni beni gli occorrevano, diterminò di prendere moglie, e trovarla tale e di sì fatto padre, che egli di lei ne rimanesse contento. Nè passò l’anno dalla morte del padre, che Salardo si maritò, e tolse per moglie Teodora, figliuola di messer Odescalco Doria, gentiluomo genovese e de’ primi della città. E perciò che ella era bella ed accostumata, ancor che sdegnosetta fusse, era tanto amata da Salardo suo marito, che egli non pur la notte, ma anche il giorno non si scostava da lei. Essendo amenduo più anni dimorati insieme, nè potendo per aventura aver figliuoli, parve a Salardo, contro agli ultimi paterni aricordi, di consenso della moglie, adottarne uno ed allevarlo come suo legittimo e natural figliuolo, ed al fine lasciarlo erede del tutto. E sì come nell’animo suo aveva proposto, così senza indugio eseguì, e prese per adottivo figliuolo un fanciullo di una povera vedova, Postumio chiamato, il quale da loro fu più vezzosamente che non se li conveniva nodrito ed allevato. Passato certo tempo, parve a Salardo di partirsi di Genova ed andar ad abitare altrove, non già che la città non fusse bella ed onorevole, ma mosso da un certo non so che appetito, che’l più delle volte trae coloro che senza governo di alcuno superiore vivono. Presa adunque grandissima quantità di danari e di gioie e messe in assetto tutte le cavalcature e carriaggi, con Teodora, sua diletta moglie, e con Postumio, suo adottivo figliuolo, da Genova si partì, ed