Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/44

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aviatosi verso Piamonte a Monferrato se ne andò. Dove assettatosi adagiamente, cominciò prendere amicizia con questo e con quello cittadino, andando con esso loro alla caccia, e prendendo molti altri piaceri de’ quai egli molto si dilettava. E tanta era la magnificenza sua verso ciascuno, che non pur amato ma anche onorato era sommamente da tutti. Già era pervenuto alli orecchi del Marchese la gran liberalità di Salardo, e vedendolo giovane, ricco, nobile, savio ed atto ad ogni impresa, li prese tanto amore, che non sapeva stare un giorno che egli non lo avesse con esso lui. E tanto era Salardo col Marchese in amistà congiunto, che a chiunque voleva dal signore grazia alcuna era bisogno che egli andasse per le sue mani, altrimenti la grazia non conseguiva. Laonde, vedendosi Salardo dal Marchese in tanta altezza posto, se ingegnava con ogni studio ed arte di compiacerli di tutte quelle cose che giudicava potessero esserli grate. Il Marchese, che parimente era giovane, molto di andare a sparviere si dilettava, ed aveva nella sua corte molti uccelli, bracchi ed altri animali, sì come ad uno illustre signore si conviene; nè mai pur una sol volta sarebbe andato alla caccia o ad uccellare, se Salardo seco stato non fusse. Avenne che, ritrovandosi Salardo un giorno nella sua camera solo, cominciò tra se stesso pensare al grande onore che li faceva il Marchese; dopo si riduceva a mente le maniere accorte, i graziosi gesti, gli onesti costumi di Postumio, suo figliuolo, e come egli gli era ubidiente. E così stando in questi pensieri, diceva: Deh quanto il padre mio se ingannava! certo io dubito che egli teneva del scemo, come il più degli insensati vecchi fanno. Io non so qual frenesia, anzi sciocchezza lo inducesse a comandarmi espressamente di non dover allevare figliuolo da me