Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/58

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tore alla mensa e ragionando con esso lui di varie cose che erano di piacere e diletto, tra l’altre li raccontò d’un giovane che era di tanta astuzia dalla natura dotato, che non vi era cosa alcuna sì nascosa e diligentemente custodita, che ei con sue arti furtivamente non la prendesse. Il che intendendo il pretore disse: Questo giovane non può esser altri che tu, che sei uomo accorto, malizioso ed astuto. Ma quando ti bastasse l’animo in questa notte furarmi il letto della camera dove io dormo, ti prometto sopra la mia fè di donarti fiorini cento d’oro. Udendo Cassandrino la proposta del pretore, assai si turbò, ed in tal maniera li rispose: Signor, a quel che mi posso avedere, voi mi tenete un ladro; ma io non sono ladro, nè anche figliuolo di ladro, perciò che io della propia industria e de’ propi sudori me ne vivo: e così passo la vita mia. Ma pur, se vi è in piacere di farmi per tal causa morire, io, per lo amore che vi ho sempre portato ed ora porto, farovvi questo ed ogn’altro piacere, e poi me ne morrò contento. Desideroso adunque Cassandrino di compiacere al pretore, senza aspettare da lui altra risposta, si partì, e tutto quel giorno freneticando se n’andò come egli potesse rubbare il letto, che egli non s’avedesse; e stando in questa frenesia gli venne un pensiero: il qual fu questo. Era, il giorno che questa imaginazione li venne, morto in Perugia un mendico, lo quale era stato sotterrato in uno avello, fuori della chiesa de’ frati predicatori. Laonde egli la notte su’l primo sonno andò là dove era il mendico sepolto, e leggiermente lo avello aperse; e, preso il corpo morto per li piedi, fuor della sepoltura lo trasse: e, spogliatolo nudo, lo rivestì de’ propi panni, i quali li stavano sì bene indosso, che non il mendico, ma Cassandrino chiunque lo avesse veduto, giudicato lo a-