Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/80

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aveva, e convenutosi del pregio con esso lui, lo comperò; e, messolo in spalla ad uno bastaio, alla nave lo condusse. Alla balia, che ogni cosa veduta aveva, questo molto piacque, quantunque della perduta figliuola tra se medesima si dolesse molto. Ma pur si racconsolava alquanto; perciò che, quando duo gran mali concorrono, il maggiore sempre si dee fuggire. Il mercatante genovese, levato da Salerno con la nave carica di preciose merci, pervenne all’isola di Britannia, oggidì chiamata Inghilterra; e, fatta scala ad uno luoco dove era un’ampia pianura, vide Genese, già poco tempo fa creato Re, il quale, velocissimamente correndo per la spiaggia de l’isola, seguitava una bellissima cerva che per timore già s’aveva gittata nelle marittime onde. Il Re, già stanco ed affannato per l’aver lungamente corso, si riposava; e, veduta che ebbe la nave, al patrone dimandò da bere. Il patrone, fingendo di non conoscere il Re, amorevolmente l’accettò, facendoli quelle accoglienze che se gli convenevano; e con ingegno ed arte tanto operò, che lo fece salire in nave. Al Re, che già veduto aveva il bello e ben lavorato armaio, accrebbe tanto desiderio di esso, che un’ora mille li pareva di averlo. Onde addimandò il patrone della nave quanto l’estimava; risposo gli fu, assai pregio valere. Il Re, invaghito molto di sì preciosa cosa, non si partì di là che col mercatante si convenne del pregio; e, fattosi recare il danaro, e sodisfatto il mercatante pienamente del tutto, e preso da lui il commiato, al palazzo lo fece portare e nella sua camera porre. Genese, per esser troppo giovane, non aveva ancora presa moglie, ed ogni dì la mattina per tempo a caccia andare molto si dilettava. Doralice, figliuola di Tebaldo, che nascosa si stava ne l’armaio che nella camera di Genese posto era, udiva ed intendeva ciò che nella camera del Re