Pagina:Straparola - Le piacevoli notti II.djvu/247

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ventre il tuo fratello; e tu che sei giovane, leggero e senza alcun peso soprapostoti, ricusi di caminare. Vieni, se vuoi venire; se non, fa come ti piace. Le qual parole intendendo il giovane, perciò che egli intendeva le voci e degli uccelli e degli animali terrestri, si sorrise. La moglie, di ciò maravigliandosi, gli addimandò la causa del suo ridere. Le rispose il marito, aver spontaneamente riso da se: ma se pur in qualche caso egli le dicesse la causa di quello, ella si tenesse per certo che le parche subito tagliarebbono il filo della sua vita, e così presto se ne morrebbe. La moglie importuna gli rispose, che ad ogni modo ella voleva saper la causa di tal ridere; se non, che ella per la gola s’appiccherebbe. Il marito all’ora, constituito in così dubbioso pericolo, le rispose, così dicendole: Quando saremo ritornati a Pozzuolo, ordinate le cose mie, e fatte le debite provisioni all’anima e al corpo mio, all’ora ti manifesterò ogni cosa. Per queste promissioni la scelerata e malvaggia moglie s’achetò. Poi che furono ritornati a Pozzuolo, subito ricordatasi della promessa a lei fatta, sollecitava il marito, che le dovesse mantenere quanto le aveva promesso. Le rispose il marito, che ella andasse a chiamar il confessore, perchè, dovendo egli morir per tal causa, voleva prima confessarsi e raccomandarsi a Dio. Il che fatto, le direbbe il tutto. Ella adunque, volendo più tosto la morte del marito, che lasciar la pessima sua volontà, andò a chiamar il confessore. In questo mezzo giacendosi egli addolorato nel letto, udì il cane che disse tai parole al gallo che cantava: Non ti vergogni, tu, disse egli, tristo e ribaldo? Il nostro padrone è poco lontano dalla morte, e tu che doveresti e tristarti e star di mala voglia, canti di allegrezza? Rispose prontamente il gallo: E se more il padrone, che ne ho a far io?