Pagina:Straparola - Le piacevoli notti II.djvu/58

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bel monille; e ritornata al marito, disse: Conoscete voi, signor mio, questa veste sì divinamente trappunta? A cui Ortodosio, quasi smarrito e fuor di sè, rispose: Ben è vero che una veste simile mi mancò, nè mai di quella si puote aver nuova. — Sapiate, disse Isabella, questa esser la propria veste che all’ora vi mancò. Indi posta la mano in seno, trasse fuora il ricco monille, e disse: Conoscete voi ancora questo monille? A cui contradire non potendo il marito, di conoscerlo rispose: soggiongendo, quello con la veste esserli stato all’ora involato. — Ma acciò che voi, disse Isabella, conosciate la fedeltà mia, vogliovi apertamente dimostrare che scioccamente voi vi sfidate di me. E fattosi recare il fanciullo, che la balia nelle braccia teneva, e spogliatolo di suoi bianchissimi pannicelli, disse: Ortodosio, conoscete voi questo bambino? e mostròli il piede manco che del dito minore mancava: vero indizio e intiero testimonio della materna fede, perciò che ad Ortodosio altresì tal dito naturalmente mancava. Il che Ortodosio vedendo, sì fattamente s’ammutì, che non seppe, nè puote contradire; ma preso il fanciullo nelle braccia, lo basciò, e per figliuolo lo ricevette. Allora Isabella prese maggior ardire, e disse: Sapiate, Ortodosio mio diletto, che i digiuni, le orazioni e gli altri beni ch’io feci per sentir novelle di voi, mi hanno fatto ottenere quello che sentirete. Io, stando una mattina nel sacro tempio dell’Annunciata in ginocchioni pregandola che intendesse di voi nuova, fui essaudita. Imperciò che da un angelo in Fiandra io fui invisibilmente portata, e appresso voi nel letto mi corricò; e tante furon le carezze che in quella notte mi feste, che di voi gravida rimasi. E nella seguente notte con le robbe a voi mostrate a Firenze nella propria casa mi ritrovai.