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114 PARTE SECONDA

dei re di Francia e d’Inghilterra presso i liberali italiani. Raccomandando a quei due la massima segretezza, disse loro essere necessaria dal canto loro e dei loro amici un’intiera fiducia per condurre a buon fine i loro disegni. Lieti di vedersi inopinatamente aperta una via novella nello stesso mentre che erasi chiusa quella per la quale speravano uscir di servaggio, il Marchal e il Rasori approvarono checchè loro disse il visconte, assicurandolo che non si attraverserebbero con indegni sospetti ad una sì nobile e sì grande intrapresa. Il Rasori nell’accommiatarsi pregò il visconte di recarsi da lui il 23 di novembre per imparare a conoscervi alcuni dei principali congiurati, ed indettarsi con loro.

Il visconte e il Marchal recaronsi di fatti il dì prefisso in casa del Rasori, che stava aspettandoli con l’avvocato Lattuada e il colonnello Gasparinetti. Entrato il visconte, presentollo il Rasori a’ suoi amici, dicendo: “Eccovi, signori, il signor visconte di Saint-Aignan, di cui mi fo io mallevadore”; e poi rivoltosi al visconte, gli disse: “Eccovi, o signore, i signori Lattuada e Gasparinetti, di cui mi fo parimenti mallevadore”. Si pigliò tosto a ragionare, gl’interrotti progetti furono riposti in campo, i nomi dei congiurati passati a rassegna, novelli disegni discussati. Non ne farò minuto racconto, perocchè niuno di questi novelli disegni fu seriamente stabilito. Troppo acceso era il desiderio dell’insorgimento nei liberali italiani; laonde non era possibile che ne investigassero profondamente i mezzi, le speranze e i pericoli. Quello che si fermò, egli era di ristaurare ad ogni costo il passato, di cancellare dalla storia italiana i due mesi ultimi scorsi, di tentarlo almeno, di