Pagina:Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni.djvu/128

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116 PARTE SECONDA

sbigottito e sdegnato ad un tempo, volgeasi bruscamente di quando in quando per vedere se non aveva alcuno dietro, e coll’occhio ardente, col volto acceso, parlava ad alta voce, gestiva, si dimenava. Trasse anzi di tasca una pistola da due colpi, cui disse carica, e depostala sul tavolino, presso il quale i congiurati, rimasi a tale atto interdetti, erano raccolti, esclamò: “Vengano, vengano questi bricconi, questi sciaurati, e se alcuno fa mostra di pormi le mani addosso, avrà a che fare, per Dio! con la mia pistola”. Acchetatosi poscia alquanto, pregò gli amici di entrar presto in materia. Avevano i signori Lattuada, Rasori e Gasparinetti deposto sul tavolino le carte che arrecavano e ch’erano state dall’impostore bene adocchiate. Non appena le ebbe egli prese in mano e cominciatane la lettura, che l’aia della figliuola del Rasori entrò a furia nella sala e avvertì il padrone che la strada era piena di gente, e la casa accerchiata da agenti della polizia e soldati. A questa notizia, il visconte è côlto da un nuovo accesso di furore; biastemmia, si frega il fronte colle mani, si dimena proferendo parole interrotte; e approfittando dello stupore che a bella posta destava nelle sue vittime, s’avventa anzi tutto sopra la sua pistola, poi sopra la minuta di costituzione, il bando e il manifesto, e gridando voler andare a rompere il cranio a quegli sfacciati bricconi, non li temer punto, ec., balza fuori rapidamente dalla sala e dalla casa, lasciando i signori Rasori, Lattuada, Gasparinetti e Marchal più inquieti di quella gran furia e delle conseguenze che aver potea per chi vi si era dato in preda, che non pensosi di sè stessi.

Ov’erasene egli andato l’impostore? Chi lo avesse se-