Pagina:Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni.djvu/36

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24 PARTE PRIMA

vicini fra loro da confondersi insieme. Il partito italico, denominato anche muratista, proponevasi di separar l’Italia dalla Francia, non meno che dalle potenze collegate, e farla stare e camminare da sè, col mezzo delle forze che già in essa esistevano e delle quali potea valersi in sull’atto. Queste forze ad ostro erano comandate da Murat, a borea dal principe Eugenio. Opportuna cosa è qui pertanto l’investigare sino a qual punto il re di Napoli e il vicerè d’Italia fossero meritevoli dell’assoluta fiducia degl’Italiani.

Per corto che fosse il senno del re di Napoli, i fatti avevano parlato a sì alta voce, ch’egli pure doveva averne inteso il linguaggio. L’imperatore stava per cadere; suoi vicari dovevano essi cader secolui, oppure tentare di reggersi da sè? Non era difficile cosa il dar risposta ad una tale domanda; e certo coloro che hanno rimproverato Murat di tradimento, si son mostrati a trafatto esigenti in fatto di fedeltà. L’imperatore, per vero, era il benefattore del re di Napoli; ma la caduta di questo re non poteva fare aiuto alcuno all’imperatore; che anzi solo col serbare la sua corona avrebbe potuto Murat in alcun tempo render servigi all’imperatore o ai membri della famiglia di lui. Nè già dovea Murat volgere l’armi sue contro il cognato, ma dichiarare soltanto, che col salire il trono di Napoli egli avea cessato di tenersi per un luogotenente dell’imperatore dei Francesi, ed erasi fatto italiano, e come principe italico voleva difendere la propria patria contro una novella invasione. Un suo accordo a tal uopo col principe Eugenio; l’uso fatto dall’uno e dall’altro delle loro forze congiunte per custodire i passi dell’Alpi;