Pagina:Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni.djvu/85

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PARTE PRIMA 73

sar con parole il furor popolare, nè a fine di strappargli di mano a forza la vittima.

Affranto dalla caduta e dai colpi che gli fioccavano addosso da ogni parte, il Prina giacea steso a terra nella via del Marino, dinanzi al suo proprio palazzo. Un vinaio, la cui casa sorgea lì presso, cogliendo un momento in cui la moltitudine parea titubante intorno a che avesse a farsi di quel corpo immobile, gli si avventò sopra, sel pigliò in braccio, corse a casa sua, entrovvi, chiuse la porta e la sbarrò; e lieto poscia di questo primo successo, portò il ministro nella sua cantina, ove sperava poterlo nascondere. Ma l’istessa azione di quell’onesto avea fatto ridesta dalla passaggera inerzia l’addensata moltitudine; credette essa avere perduta la sua preda, ed agognò subito un’altra vittima che ne tenesse il luogo; è anzi verosimile che non sarebbesi più appagata d’una sola. Scagliarono una grandine di sassi contro la casa del vinaio, ne ruppero le imposte; e taluno propose di appiccarvi il fuoco, acciò nessuno di quelli che vi si erano rinchiusi potesse scampare. Udiva il vinaio queste minacce, e non erane atterrito; ma il ministro, al quale pochi istanti di riposo aveano ridonato un po’ di forza, comprese non esservi più scampo per sè, ed anzi aver egli a cagionare la perdita di chi avea tentato di salvarlo, se rimanea quivi. Alzossi pertanto, e trascinatosi a stento per la scala fino alla porta di strada, l’aperse e presentossi di nuovo alla moltitudine, dicendo: “Sfogate sopra di me l’ira vostra, e almeno ch’io ne sia la sola vittima”. Volle pure pregare, ma l’inferocita impaziente moltitudine non gliene diede tempo; avventoglisi addosso con quell’impeto con