Pagina:Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni.djvu/91

Da Wikisource.

PARTE PRIMA 79

agli Austriaci puri ei se ne rimasero quieti; chè dal 20 aprile in poi poterono tenersi sicuri della vittoria.

La mattina del 21 l’aspetto della città era cupo e terribile. Uomini armati, collo sguardo torvo e il portamento altiero, scorrevano le strade, biastemmiavano nomi fino allora riveriti, segnando le case dei ricchi cittadini, proferendo minacce e facendosi animo a vicenda alle vie di fatto. Le guardie daziarie avevano abbandonato il loro posto alle porte della città, non valendo a difenderle contro la moltitudine armata che accorreva dal contado per partecipare il sacco generale, cui ognuno aspettavasi.

I due partiti momentaneamente riuniti, quello cioè dei Muratisti, ond’era capo il generale Pino, e quello degl’Italici liberali o Italici sedicenti puri, fra’ quali era inscritto il podestà conte Durini, provvidero in quel modo che parve loro acconcio al ristabilimento dell’ordine e della quiete. Alla sera del 20 d’aprile il conte Durini fece promulgare un bando in cui diceva al popolo: il senato, propriamente parlando, non esistere più; essere convocati pel giorno 22 i collegi elettorali; doversi nel seguente giorno riunire il Consiglio comunale, e sedere permanentemente insino a tanto che le congiunture lo richiedessero; avere il generale Pino assunto il comando di tutte le forze allora esistenti nella città.

La mattina del 21, e mentre che la plebaglia furibonda stendeva tavole di proscrizione, il Consiglio comunale elesse una reggenza provvisoria, composta del generale Pino, dei conti Carlo Verri, Giacomo Mellerio, Giberto Borromeo, Alberto Litta, Giorgio Giulini, e del signor di Bazzetta: tutti i quali, tranne il generale Pino