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Certo è doloroso, che in una città come Firenze, dove il culto delle memorie è stato sempre così vivo, debbasi sacrificare una quantità di edifizi, veri documenti parlanti della nostra storia; ma bisogna por mente alla differenza dei tempi in cui era mestieri costruire le città in guisa che potessero prestarsi alle difese e alle offese, in quei tempi di discordie e di civili battaglie.
Per ripararsi dai rigori delle stagioni e dai venti imperanti nella nostra pianura, eran consigliate le strade strette e tortuose, non essendo ciò di nessuno ostacolo alla circolazione poichè in allora l’unico mezzo di locomozione erano i cavalli che avevan facile adito anche in quelle modeste viuzze.
Ma ben diversi sono i bisogni della moderna civiltà. Oggi bisogna agevolare il transito delle carrozze degli omnibus e dei tranvai; oggi non bastano più le misere ed insalubri abitazioni, occorre spazio, aria, pulizia dappertutto.
Per corrispondere ai bisogni di una migliore viabilità, anche nei tempi andati troviamo nella nostra Firenze esempi di opere grandiose che hanno costato la demolizione di edifizi antichi e di importanza storica. Lo provino i ripetuti allargamenti della Piazza dei Signori, la fabbrica degli Uffizi, l’ampliamento della primitiva via de’ Calzaioli presso Or San Michele fatta nel XIV secolo, la Piazza di S. Firenze, ed altri che troppo lungo sarebbe l’enumerare.
Un’altra grave questione era da considerarsi: quella dell’igiene. Costruzioni addossate le une sulle altre, la mancanza d’aria necessaria, la fognatura scarsa e difettosa, impossibile anche ad essere riordinata, le condizioni del sottosuolo impregnato di sostanze organiche provenienti dagli smaltitoi che ammorbano l’aria con pericolo continuo della pubblica salute, ed infine la difficoltà di ridurre a privata abitazione moderna, palazzi e case che avevano in generale forme e disposizioni non più corrispondenti alle attuali necessità.