Pagina:Sui progetti di strade ferrate in Piemonte.djvu/10

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e le province; se all’ultimo si dà la mano attraverso alle frontiere ai tessuti che con pari saviezza si saranno andati preparando negli Stati vicini, in modo di concatenarsi per essi a più lontane regioni, a misura che l’emancipazione del commercio si andrà combinando coi progressi d’una ben fondata e opportuna industria, il corso della grand’opera non si arenerà mai. Ma se si segue un ordine inverso: se le teste ardenti della Borsa improvisano linee gigantesche, per accaparrare commerci di regioni disparate, e mutare in un giorno la faccia del mondo mercantile: non ci avverrà dopo un gran vaniloquio di calcoli e di progetti, se non di stringere un’ombra; e la corrente dei capitali, che non è larga e copiosa quanto si crede, si volgerà per altro cammino; da cui nessuna seduzione di privilegi e di dividendi veri o falsi, potrà mai richiamarla.

Se si seconda il miglior ordine, egli è manifesto che la rapida communicazione fra Genova e Torino, debb’essere il primo pensiero di chi volesse condurre strade ferrate in Piemonte; poichè su quella direzione stanno pronte, senza impedimento, nè dubbio, nè ritardo, le maggiori masse di popolazione, di capitale, di traffico, e d’industria, e corrono tutti i rapporti civili e militari di quelle due parti del regno, e delle più lontane estremità, cioè di ciò che sta oltralpe, e di ciò che sta oltremare. Tentato il paese con questa prima prova, la quale se non fosse anche prospera agli imprenditori, sarà sempre immensamente utile a tutto il paese, a cui diverrà potentissima machina di ricchezza e di difesa, si potrà procedere alla seconda, cioè alla diramazione d’Alessandria per Casale e Vercelli a Novara; poi alla terza cioè alla diretta congiunzione di Vercelli a Torino; dopo di chè la vasta esperienza già potrebbe indicare in quali valli e pianure si potrebbero con savio consiglio protendere brevi linee laterali, per compiere la preziosa rete; e verso quali frontiere si potrebbero volgere più brevi tragitti. A quel tempo sarà, speriamo, ben inoltrata anche l’opera della linea lombardo-véneta; prima di chè sarebbe prematuro consiglio, anche nella certezza di lontani e vasti commerci coll’Adriatico e col Settentrione, l’andarsi a spingere contro una frontiera, al di là della quale non fosse già compiuto e pronto l’altro anello con cui far catena. Del resto già sarebbe una grande agevolezza pel