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compatrioti avrebbero tolti da una contrada idiota i personaggi che formavano le divinità loro? Perchè avrebbero preferito dar vita a tante contradizioni ed a tante metamorfosi per giungere ad un insieme di favole tanto assurde? Non è più facile e naturale il pensare che quei grandi ricercarono realmente la base della civiltà, che tentavano fondare in un paese che se a’ tempi loro era illustre e venerato per possanza e per sapienza, le disgrazie e le guerre posero in oblio, e dettero agio ai loro tralignati e corrotti posteri, per un istante padroni d’Europa, a trattare come paese barbaro? Furon questi che per sostenere l’indegno assunto ed emancipare la vanitosa Grecia dal riguardare un estero paese, qual centro della propria religione, si accontentarono di circondar questa di tali assurdi misteri e di tante abiette favole da degradarne l’umana dignità a pro della vanità.

Noi già notammo che Italia conta una civiltà antichissima di cui oltre i monumenti abbiamo notizia dai scrittori italo-greci dell’epoca istorica, i quali spesso parlano di una civiltà italiana primitiva di cui fin da quell’epoca erano smarrite le tracce. Come mai disparve interamente quel popolo civile senza lasciar sicura tradizione del viver suo? A tale incalzante dimanda dovremo noi stringerci nelle spalle ed abbandonare quelle poche nozioni che ci si presentano? Non sarebbe forse dovere nostro, potendo farlo, lo annunciare ai tardi nipoti chi fossero realmente i nostri primi padri? Non tornerò a rifare la storia del primo regno italico, perchè opera lunga e superiore alle mie forze, e mi contenterò rimandare il lettore ai belli scritti di Mazzoldi e Ravioli;