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204 | SULLA FERROVIA |
Se il troppo tardo prestito dei settecento millioni si fosse fin da principio risolutamente dedicato a intraprendere di slancio tutte le maggiori linee, dando pegno sulle linee stesse e sui demanii delle relative provincie e altre assicurazioni siffatte; non sarebbe stata irragionevole la speranza d’ottenere il capitale a quel corso medesimo, al quale tutti sanno come fosse pochi mesi addietro il credito napolitano al quale è tuttora il debito francese, relativamente tanto maggiore del nostro.
Ma, nel modo appassionato e improvido con cui si spinge sempre ogni cosa, duecento millioni sono svaniti anzi tratto; e dei rimanenti non si può dire quanti si potranno togliere alla voragine della guerra civile, della confusione amministrativa, degli imprevedibili casi, per consolidarli in ferrovie. Mentre l’enorme monte d’oro si va rastremando, tutte le popolazioni implorano lavoro, non più come arra d’alta e ideale prosperità, ma come elemosina per le scioperate e fameliche genti. Quindi è necessità distribuire un poco a tutte. Quindi un breve tronco a Presenzano, uno al Tronto, uno a Eboli, uno a Bagheria. Sarà forza aspettare che una serie sia compiuta, per poterne intraprendere con sì circoscritti mezzi un’altra. Converrà favorir le linee che siano continuazione di linee già compiute; pertanto le provincie estreme rimarranno defraudate; poco vedrà la Calabria; poco la Sicilia; nulla mai la Sardegna; e il secolo XX arriverà prima che ogni popolo italiano abbia la gusta sua parte di quelle ferrovie che debbono essere lo strumento supremo di sua sicurezza e il più largo ristoro delle sue vene.
Or qui si offre un pensiero. Le singole regioni, anzichè correre in giostra per vincere nel favore degli instabili ministerii una particella del prestito generale, che potrebbe frattanto venire via casi repentini interamente sviato, dovrebbero studiare se non vi fosse altro modo d’assicurarsi prontamente quella modica misura di capitali che si richiede per condurre le proprie loro ferrovie. Per forza d’esempio tutte le regioni poi verrebbero a fare altrettanto, anche senza appositi accordi. Onde, se tutte le vostre città convenissero a fare un Comitato promotore per le ferrovie dell’Umbria, son certo che l’esempio sarebbe salutare a quante parti d’Italia non hanno ferrovie, nè in altro modo si presto le avranno.