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Capitolo IV.


ROCCE DEL MIOCENE SUPERIORE.




Calcare perciuliato. — Tutti i calcari solfiferi sono più o meno ripieni di cavità. Il calcare siliceo invece, ed in regola generale i calcari lacustri del miocene superiore che sono privi di zolfo, hanno una struttura più o meno compatta. Devesi tuttavia eccettuare il calcare chiamato dai solfatai calcare perciuliato. Esso è formato da un calcare quasi assolutamente puro avente una struttura cristallina. I cristalli paiono raggruppati in tante concrezioni o globuli del diametro di 2 a 5 ed anche a 10 millimetri. Questa roccia rassomiglia al calcare chiamato tartaro, che si depone nei laghi di Tivoli e specialmente nel lago che dalla natura e dall’abbondanza di questo deposito calcareo ha preso il nome di Lago dei Tartari. Il calcare perciuliato assume non di rado la struttura della varietà di minerale (soriata o solata), nella quale si trova lo straticello di calcare cristallino, colla sola differenza che è privo di zolfo. Questo calcare deve essere considerato come una parte dello strato solfifero, che restò privo di zolfo per le ragioni che procurerò di indicare trattando della genesi del minerale.

Arenazzolo. — Superiormente agli strati di minerale, si incontrano ora i gessi, ora tufi o marne bituminose, ora invece uno stratarello di arena o di arenaria quarzosa molto micacea, i cui grani sono poco o nulla insieme cementati, la quale venne chiamata dai solfatai arenazzolo. Se essa non è frammischiata alla marna, somministra una sabbia eccellente per le costruzioni ed è facilmente permeabile alle acque.

Nell’escavazione di un pozzo a Grottacalda, l’arenazzolo con uno spessore di due metri venne incontrato alla profondità di 120 metri circa sotto la superficie del suolo, e la quantità di acqua da esso somministrata non potè essere esaurita con una macchina a vapore della forza di 12 cavalli.

L’incontro dell’arenazzolo è dai solfatai considerato come un segno di buon augurio nell’esplorazione delle solfare. Esso è tuttavia un segno, in molti casi, fallace. L’arenazzolo segna il limite tra la formazione lacustre del miocene superiore e la formazione marina soprastante, e venne prodotto dalle correnti che si determinarono nei laghi dell’epoca solfifera quando essi furono invasi dalle acque marine. Esso ha quindi spesso una estensione maggiore del minerale di zolfo e dei gessi superiori. La sua potenza arriva difficilmente ad un metro. Nel gruppo Gallizzi, Fioristella e Grottacalda esso