Pagina:Sulla formazione terziaria nella zona solfifera della Sicilia.djvu/46

Da Wikisource.

SULLA FORMAZIONE TERZIARIA NELLA ZONA SOLFIFERA DELLA SICILIA 41

relli racchiusi fra due straticelli consecutivi dello zolfo e del calcare compatto soprastante. H solfato di stronziana è sempre cristallizzato, ed i cristalli costituenti questi due straterelli si presentano reciprocamente le loro punte, come le parti che nei filoni sono simmetriche. Il vuoto esistente nella solata si comporta allora come la fessura di un filone, il quale sarebbe stato riempito da solfato di stronziana.

Pare in tal caso cosa impossibile il potere determinare dalla direzione dei cristalli quale è il tetto e quale il muro del minerale. Se tuttavia si esaminano molti di questi straterelli, si trova che lo straticello appeso al calcare compatto, e che tiene il posto dello strato di calcare cristallino, è più continuo e molto più potente che non lo straticello sottostante, il quale spesso è interrotto ed è sempre di importanza molto minore che lo strato superiore.

L’esame dei cristalli di solfato di stronziana e di calcare si deve fare quasi sempre nell’interno delle solfare. Egli è quindi necessario in regola generale che il minerale sia già scoperto, perchè l’esame di questi cristalli possa essere utile sotto il punto di vista industriale. In alcune circostanze tuttavia questo studio si può fare all’esterno. Qualche volta uno strato di minerale è sostituito specialmente all’esterno da un calcare perciuliato o da un calcare solfifero privo di zolfo, che, fatta astrazione da questo elemento, assume la stessa struttura della solata e contiene, sebbene meno importante e meno distinto, lo stesso straticello di calcare cristallino che si trova nel minerale. Non essendo ivi il calcare in presenza dello zolfo, si conservò inalterato, e quindi dall’esame de’ suoi cristalli si può determinare quale sia la parte superiore e quale la parte inferiore del giacimento.

Qualche volta il minerale è associato a solfato di stronziana; questo si trova allora altresì nel briscale, senza avere subita alcuna chimica alterazione, ed è quindi facile anche in questo caso il determinare la direzione dominante de’ suoi cristalli ed il muro ed il tetto del minerale come nel caso precedente.

I cristalli che generalmente possono servire all’esterno di guida nei casi complicati per determinare la struttura di un giacimento, e specialmente il tetto od il muro degli strati, sono i cristalli che costituiscono i banchi potenti di gesso.

II calcare, il gesso, il minerale di zolfo, il tufo, sono rocce la cui successione cronologica può presentare tutte le combinazioni possibili. Dall’ordine di queste rocce, non si possono quindi distinguere i primi depositi dai depositi posteriori. L’esame dei banchi di gesso cristallino è in questi casi un mezzo sicuro per questa distinzione.

I gessi nel terreno solfifero si presentano od allo stato compatto od allo stato cristallino. Nel primo caso essi sono quasi sempre fogliettati ed associati con una piccola proporzione di marna. I gessi fogliettati sono chiamati ballatini dai Siciliani, perchè sono adatti all’estrazione delle balate o delle lastre. Essi nei giacimenti indicano chiaramente la direzione, V inclinazione degli strati e tutte le piccole piegature ed ondulazioni alle quali questi strati furono soggetti. I ballatini si intercalano spesso coi gessi cristallini, rendendo così più isolati e più distinti i loro diversi banchi. Questi sono formati di cristalli i quali prendono la struttura del ferro di lancia, colla differenza che essi sono lunghissimi e stretti.