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SULLA FORMAZIONE TERZIARIA NELLA ZONA SOLFIFERA DELLA SICILIA 53

acque divennero sature, generando i banchi del calcare siliceo. L’apparizione posteriore dello zolfo dimostrerebbe che gli elementi solfurei vennero sciolti molto tempo dopo la riduzione dei solfati, dalla quale venne prodotta una massa considerevole di acido carbonico, le cui esalazioni ebbero luogo nel periodo della formazione dei tripoli.

Tutte queste considerazioni hanno sicuramente il loro peso. Temo solo di averne esagerato alquanto l'importanza, e di avere attribuito in conseguenza alle sorgenti contenenti in soluzione bicarbonato di calce ed acido solfidrico un’influenza molto minore di quella che ebbero effettivamente nella formazione del minerale di zolfo, e, tuttochè ammetta sempre le reazioni che ho esposte nella Memoria ed i fatti che ne sono la conseguenza, credo tuttavia che può sempre esservi dubbio se il monosolfuro di calcio si scompose nella massima parte dei casi allo stato nascente, e se alle sorgenti di acido solfidrico e di bicarbonato di calce si deve in conseguenza attribuire in massima parte la formazione dei banchi solfiferi.

Il determinare se lo zolfo sia venuto alla luce allo stato di acido solfidrico o di monosolfuro di calcio è una questione molto ardua, poichè dal predominio dell'acido carbonico o dell’acido solfidrico dipende la natura della sorgente solfurea.

Se l’acido solfidrico è in predominio sull'acido carbonico, le acque possono contenere in soluzione monosolfuro di calcio ed acido solfidrico. Se l’acido carbonico invece è in predominio sull'acido solfidrico, in tal caso il monosolfuro di calcio si scompone in presenza dell’acqua e dell’acido carbonico suddetto con formazione di carbonato di calce e di acido solfidrico. Se la riduzione dei solfati ebbe luogo in presenza dell’acqua, le sorgenti (così venne detto nella Memoria) dovettero contenere in soluzione acido solfidrico e bicarbonato di calce. Ciò è vero, se la riduzione dei solfati venne operata intieramente a spese del carbonio delle sostanze organiche. Siccome però anche V idrogeno delle sostanze suddette può avere esercitato la sua azione riducente sul solfato di calce, così può essere che V acido solfidrico sia stato in predominio sull’acido carbonico, e che il monosolfuro di calcio e l’idrogeno solforato sieno venuti alla luce in seno alle stesse acque.

Nella Memoria trovansi esposte tutte le considerazioni che militano in favore dell’ipotesi che le sorgenti contenessero in soluzione monosolfuro di calcio. In questa Appendice saranno esposte diffusamente le ragioni che militano in favore della ipotesi che le sorgenti solfuree contenessero in soluzione bicarbonato di calce ed acido solfidrico. Queste ragioni si trasformano naturalmente in una specie di critica della prima ipotesi, ma non alterano la sostanza della Memoria, servendo solo ad attribuire ad una parte di essa un’importanza maggiore di quella che le venne attribuita.

1° La prima delle considerazioni esposte in favore dell’ipotesi sorgenti di monosolfuro di calcio, è che l'acido solfidrico si disperde facilmente nell'atmosfera prima di scomporsi. Le acque dei laghi di Tivoli contengono in soluzione oltre a vari elementi (come solfato di calce, cloruro di magnesio, cloruro di calcio, solfato di stronziana) bicarbonato di calce ed acido solfidrico in proporzioni tali che, se l’acido solfidrico non sfuggisse allo stato di gaz, il deposito risultante conterrebbe il 14 per 100 in zolfo. Il calcare invece è ivi poverissimo di questa sostanza. L’acido solfidrico si disperde