Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/144

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Vedeva appena allora, sembrava, ma non vedeva tutto perché se tutto avesse visto avrebbe pur dovuto dire che lei o suo marito erano pronti a soccorrere o non volevano saperne.

Intervenne Reveni. Parve avesse inteso che la storia dovesse essere considerata proprio da un solo punto di vista, quello del povero suo amico. Stendendosi con un certo disagio sulla sua poltrona guardò in alto e brontolò: «Un brutto affare, un gran brutto affare!». Sospirò e soggiunse guardando finalmente in faccia il Maier: «T’è toccata un’avventura ben brutta!».

Questo poi significava veramente che l’avventura era tanto brutta che nessuno ci pensava ad intervenire per renderla piú sopportabile. Dunque niente soccorso e il Maier poteva esonerarsi dall’umiliarsi per domandarlo. Si alzò, depose la sua tazzina ch’egli doveva aver vuotata senz’arrivare a sentire il gusto del caffè e dopo di aver riassunta la sua posizione nella poltrona disse con un gesto d’indifferenza: «Si tratta insomma di denaro, di molto denaro ma non di tutto il denaro. Mi spiace che la mia sostanza vada diminuita a mio figlio ma ad ogni modo egli riceve da me alla mia morte piú denaro di quanto io ne avessi avuto alla morte di mio padre».

Il Reveni abbandonò la sua posizione abbandonata di persona che non vuol stare a sentire piú di quanto gli convenga e con accento sincero di gioia esclamò: «Quello che io supponevo è dunque esatto! Non avesti dalla brutta avventura tutto quel danno che in città si dice. Lascia ch’io ti stringa la mano, mio buon amico. Ne sono piú lieto che se io avessi ora guadagnato non so che importo». Era ben desto oramai. S’era anche levato dalla poltrona per arrivare a stringere la mano del Maier: Costui non seppe simulare una grande gratitudine a tanta manifestazione di gioia e lasciò giacere la propria mano in quella dell’amico inerte cosí che l’altro ritornò alla sua poltrona. Il Maier pensava: “S’associano alla mia gioia ma non seppero associarsi in alcun modo al mio dolore”. Ripensò in un attimo al conto ch’egli aveva fatto quel giorno: La sua facoltà era stata tutta assorbita da quell’avventura, ma proprio tutta; tutta e ancora non era sicuro che non ci fossero