Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/159

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sonificato in una persona che gli stesse accanto tanto immobile da non potersi ritenere ch’essa il male producesse ma di questo godesse: «Guarda, guarda, come sono superiore io che soffro a te che godi». Lungamente, finché molto tardi il respiro regolare della moglie lo avvisò ch’essa s’era addormentata.

Sí, essa s’era addormentata. Dapprima l’aveva tenuta desta la paura che le preoccupazioni del dottore fossero giuste e la speranza ch’esse fossero sbagliate. Che cosa sapevano i medici? La malattia? Forse. Non l’organismo però, l’organismo di ogni singolo. E ricordò certi insegnamenti di Roberto: Gli uomini avevano tutti gli stessi organi e con quegli stessi organi componeva ognuno di essi un organismo originalissimo che mai prima era esistito. Perché Roberto non poteva guarire per la via ch’egli ora batteva, la diminuzione di febbre, se il suo organismo fosse fatto cosí? Questa era la scienza! Non fatta per lei. «Non ora, non ora!» supplicò. Le pareva un delitto ch’egli ora dovesse sparire. Credeva di domandare poco, solo un rinvio. Le sarebbe stato accordato, oh, certo. Ed essa trovò la pace che aveva domandata per lui.

La finestra si rese visibile all’inizio dell’alba. Roberto arrivò a vederla con gioia. Il tempo non era fermo. Poi anche lui trovò inaspettatamente un grande riposo. Non vide piú la finestra, non la stanza e non sentí piú se stesso. Quando ci ripensò non gli parve fosse stato il sonno perché il sonno era tutt’altra cosa. L’angoscia continuava ma lui era stato privato dello sforzo di sottrarvisi. È un grande riposo quello d’essere privato della possibilità di uno sforzo. Era tutto suo senza resistenza. Gli parve di assistere alle avventure piú angosciose della vita, avventure losche di cui non serbò ricordo perché non arrivarono neppure alla consapevolezza del sogno. L’angoscia s’era tramutata in visioni di mostri o di catastrofi, o di mostri che stavano per giungere o catastrofi che si preparavano, qualche cosa che non ricordava ma che s’intonava al quadro della vita come egli allora la sentiva.

Quando ritornò in sé il giorno era pieno. Si sentiva debole, coperto di sudore. Nella stanza c’era molto movimento o a