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Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/16

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10 PREFAZIONE

di là di qualsiasi abitudine letteraria, una visione di rapporti che argina il progredire del racconto nel momento stesso in cui arricchisce l’avidità della coscienza. Lo sforzo di Svevo consiste per l’appunto nella concretezza narrativa delle sue rappresentazioni: non esiste nelle sue pagine un gesto inutile, un caso insoddisfatto. Gesto, paesaggio, ambiente, oggetto, ogni cosa ha valore rivelatore e determinante: è una funzione psicologica. C’è tutto un organismo di movimenti, strutture, con versioni, riprese, arresti che compongono un ritmo di scoperte e di innesti in cui si esaurisce il desiderio d’un possesso totale e immediato della verità conclusa. Ogni relazione ha le sue conseguenze e tutto il peso del difetto di libertà in cui vengono a trovarsi gli individui si risolve, di volta in volta, in una presentazione della loro impossibilità di separarsi. In ogni punto l’intelligenza che formula un giudizio si allaccia immediatamente col soccorso della fantasia che promuove la liberazione in figura.

Qui è la sua grandezza come scrittore: nel tradurre lo sforzo di indagine e la confessione dei suoi problemi in un’espressione che ne segue e precisa di continuo le alternative e la lotta. La difficoltà d’una certezza assoluta, l’aspirazione a scoprire il meccanismo della vita, l’angoscia per l’irrimediabile incapacità di raggiungere questo fine pur attraverso il sondaggio delle piú svariate esperienze, le sconfitte patite e irrise, non potevano corrispondere a una forma florida e tranquilla. La medesima difficoltà che Svevo incontrava nell’ansia di penetrare i termini ultimi si riflette nella sua narrazione. Avesse avuto la grazia del bello scrivere, si sarebbe soddisfatto in una regola descrittiva o illustrattiva. Ecco: la critica moderna, pur tanto esperta nei fatti del linguaggio, non ha ancora approfondito a sufficienza le piú vere ragioni dell’eminente qualità artistica dell’opera di Svevo. Svevo si crea il suo linguaggio, come ogni vero artista, e lo fa con accanimento pari all’intensità con cui segue gli abbandoni della sua mente e della sua osservazione. C’è interdipendenza quasi perfetta tra le condizioni del fatto propriamente letterario e quelle della sollecitazione creativa: c’è unità artistica insomma. Quando gli si rimprovera una cer-